giovedì 6 maggio 2010

I Banditi del porto.








Doctor Blue and Sister Robinia

novembre 30, 2007
I BANDITI DEL PORTO di Jorge Amado

Archiviato in: Scritture — vbinaghi @ 8:49 pm

(Da: I banditi del porto, Edizioni di Cultura Sociale)


Sotto la luna, in un vecchio deposito abbandonato del porto, dormono i ragazzi. Una volta qui c’era il mare. Sulle grandi e scure pietre, sopra le quali sorge il deposito, le onde ora si rovesciavano fragorose ora venivano ad urtare dolcemente. L’acqua passava sotto le tavole della banchina dove adesso riposano molti ragazzi. Da questa banchina partivano innumerevoli velieri carichi di merce: fra questi, alcuni erano di grosse dimensioni ed erano dipinti con strani colori. Qui essi venivano a riempire le stive attraccando a questa banchina di tavole oggi corrose. Prima, davanti al deposito si apriva il mistero dell’oceano: le notti avevano una tinta verde scura, quasi nera, quella tinta indefinita e arcana che ha il mare di notte.
Oggi, la notte è bianca davanti al capannone del deposito. E questo perché di fronte ad esso non c’è che sabbia. Sotto le tavole della banchina non c’è più sciacquìo di onde: la sabbia ha invaso tutto, e ha respinto il mare più lontano. A poco a poco, l’arenile ha conquistato tutta la zona che circonda il deposito. Non vi sono più velieri che salpano carichi di merce; non vi sono più negri muscolosi, usciti da poco dalla servitù, che trasportano sacchi; non vi sono più canzoni nostalgiche di marinai. Il deposito è stato circondato dalla sabbia bianca: ed è rimasto isolato in pieno arenile, come una macchia nera nel candore del porto.
Per anni ed anni, gli unici abitatori del deposito erano stati i topi, che vi scorrazzavano liberamente, rosicchiavano il legno delle vecchie porte monumentali, si muovevano e giocavano come i padroni esclusivi di tutto il capannone. Poi arrivò un cane randagio che scelse il deposito come rifugio contro il vento e la pioggia. La prima notte non poté dormire: non fece altro che rincorrere i topi che gli passavano davanti al naso. Riuscì a dormire qualche notte più tardi, latrando alla luna sul primo albeggiare: infatti gran parte del tetto cadeva in pezzi, e i raggi della luna penetravano tranquillamente dalle fessure, e illuminavano il pavimento fatto di grosse tavole. Ma quel cane aveva abitudini di animale vagabondo e presto se ne andò in cerca di un altro asilo: il vano di una porta, l’arcata di un ponte. E i topi tornarono a dominare indisturbati fino al giorno in cui i Banditi del Porto non posarono gli occhi sul magazzino abbandonato.
Una sera, appunto, uno del gruppo, girando qua e là nelle zone sotto il dominio dei Banditi del Porto (tutto l’arenile, come tutta la città di Bahia, era di loro proprietà), era entrato per la porta sgangherata del deposito.

Quello era un rifugio certamente migliore della semplice spiaggia, o degli altri capannoni issati sull’acqua. Da quella sera, gran parte dei Banditi del Porto si erano stabiliti nel vecchio deposito abbandonato, in compagnia dei topi, sotto la luna gialla. Davanti avevano l’estensione della sabbia, una distesa di bianco. Lontano, c’era il mare che s’infrangeva sulla riva. Dalla porta vedevano le luci delle navi in partenza e in arrivo. Dal tetto vedevano il cielo pieno di stelle, la luna che li illuminava.
Più tardi avevano trasferito nel deposito tutto il materiale e i vari oggetti che si procuravano col lavoro della giornata. Ben strane cose entravano così nel deposito. Non più strane, tuttavia, di quei ragazzi, negri, bianchi e mulatti, monellacci di tutti i colori e di tutte le età, dai nove ai sedici anni, che la notte si sdraiavano sul pavimento del magazzino e lì dor¬mivano, indifferenti al vento che circondava il capannone sibilando, indifferenti alla pioggia che spesso li bagnava, ma con gli occhi fissi sulle luci delle navi, con gli orecchi tesi alle canzoni che venivano dalle imbarcazloni…
In mezzo a loro dorme anche il capo dei Banditi del Porto, il “capitano”, Pedro Bala. Questo era il nome che aveva sin da cinque anni. Oggi ne ha quindici. Sono dieci anni che è vagabondo per le strade di Bahia. Non ha mai saputo niente di sua madre; sa che suo padre è morto per una palla che gli hanno sparato addosso. Era rimasto solo ed aveva speso degli anni per conoscere tutta la città. Oggi conosce ogni strada e ogni vicolo. Non c’è osteria, bottega o spaccio di alcoolici che lui non conosca. Quando era entrato nella Banda del Porto (il porto costruito da poco aveva attirato sui suoi arenili tutti i ragazzi abbandonati della città), il comando del gruppo era nelle mani di Raimundo, un mulatto rosso in faccia e molto robusto.
Non aveva durato molto nella sua carica, Raimundo. Pedro Bala era molto più attivo, sapeva preparare bene i piani delle sortite, sapeva trattare con la gente, aveva negli occhi e nella voce l’autorità del capo. Un giorno i due litigarono: ebbe inizio la più sensazionale rissa mai avvenuta sulla spiaggia. Raimundo era più alto e più maturo d’età. Ma Pedro era di una agilità sorprendente. Da quella volta Raimundo fu costretto ad abbandonare non solo la Banda del Porto, ma persino il porto, la spiaggia. Tutti riconobbero a Pedro Bala il diritto d’essere lui il capitano. La Banda del Porto divenne presto nota in città. D’allora si cominciò a parlare di quei ragazzi abbandonati. Non si seppe mai il loro numero esatto. Dovevano essere un centinaio: di questi più di una quarantina dormivano nel deposito abbandonato.
Vestiti di cenci, sudici, affamati, violenti, sempre pronti all’imprecazione, erano, in realtà, i padroni della città di Bahia: quelli che la conoscevano meglio, che più d’ogni altro l’amavano: erano i suoi poeti.

( Non è un mio scritto l'ho trovato in onlie mi è piaciuto e l'ho messo sul mio blog
Mi sembrava bello questo racconto e quindi l'ho immesso nel mio blog.).

Nessun commento:

Posta un commento