giovedì 11 marzo 2010



Il viaggio più bello








Ai miei due nipoti

Giacomo
e Peter mery











Rientrati a casa; stanchi morti da un grande viaggio, io e zio ci sedemmo l’uno vicino all’altro. E tutti ci guardavano per quanto avevamo sudato e per quanto eravamo stanchi.
La stessa notte risognai i ruscelli; le piante, di quei bellissimi posti; ove nonno andava a tuffarsi quando era nel fior della gioventù.
L’impatto più grande è stato quando zio è andato a cambiarsi; e si era messo il costume. Io non l’avevo portato “mannaggia a me… se l’avessi portato.!?!.”.Avrei fatto anch’io con piacere un tuffo in quell’ acqua limpida, verde bottiglia.
Nel frattempo che zio faceva i tuffi, io intrapresi una passeggiata nel bosco; e mi persi. Ad un certo punto, non riuscendo a ritrovare la via del ritorno, abbracciai il tronco di un melo . Quella corteccia ruvida e insidiosa con i suoi rami che mi avvolgevano, mi lasciavano… mi diedero tanta speranza e tanta energia vitale.
Zio intanto mi cercava e non sapeva più dove sbattere la testa.
Poi ad un certo punto;sentì un uomo cantare, pensavo che fosse nonno;invece era un taglialegna, che si era messo seduto su un tronco e con la sua chitarra strimpellava canzoni che conosceva.
Andammo in un rifugio dove mi diede un pezzo di pane con due fette di fesa di tacchino, ma dovetti rifiutare perché non potevo mangiare gli affettati per problemi al fegato.
Questo taglialegna non era originario d’ Italia, ma veniva dall’Iran.
Lui aveva negli occhi la bontà e la serenità di mio nonno.
Mentre uscimmo dal rifugio; ci trovammo in un prato fiorito; bellissimo con tanti colori che mi piacquero molto; ne raccolsi un mazzolino. Dopo qualche minuto attraversammo un sentiero bellissimo; dal quale si scorgeva un dirupo in fondo al quale si trovava un ruscello meraviglioso. Attraversammo il monte e andammo a finire verso la fonte di quel ruscello;
ci mettemmo a bere con le mani sovrapposte, sia io che il taglialegna.
L’acqua era gelatissima; mi ricordò una fonte a cui ero particolarmente affezionata. Una fonte vicino casa che per me rappresenta la purezza e la vitalità.
Ma ora riparliamo della nostra storia: Dopo aver bevuto l’acqua della fonte il taglialegna mi fece vedere la cascata sempre di quel ruscello strepitoso
Dopo aver visto quella meraviglia di ruscello Io e il Taglialegna ci incamminammo e ci ritrovammo immersi nel verde di una vallata i quali c’erano alberi giganti, dove mi rinpesolai su un albero.
Scesa dall’albero vidi un passero solitario che fischiettava per via dell’amore.
Su la vallata c’era una baita; trovammo aperto e conoscemmo MaryAnn, una signora
Che si era messa a disposizione dei viandanti,, viaggiatori che ogni tanto passavano per lì.
La sera stessa prima di addormentarci parlammo delle diversità dei nostri due paesi;
mentre eravamo a letto per addormentarci lui cantò una canzone del suo paese e mentre cantava l’ultima strofa cadette nelle braccia di Morfeo.


Il giorno seguente facemmo colazione e parlammo del fatto della baita; di un sentiero che il taglialegna doveva intraprendere per via di un lavoro che doveva finire quel dì.
Incamminandoci in quel sentiero magnifico sentimmo la Madre Terra tremare a causa mia. Nonostante tutto il bene mi voleva dire che era giunta l’ora di ritornare verso casa, ma Io caparbia e testarda non l’ascoltaì; perché volli fare questo meraviglioso viaggio da sola


Non ero mai sola nel mio cammino c’era sempre il taglialegna che se poteva mi dava ancche il suo cuore.
Mi faceva ridere quando piangevo del fatto che mi mancava e avevo nostalgia di casa.
Ad un certo punto nel sentiero ove ci eravamo incamminati vedettì due marmorte;
una era sopra un sasso, l’altra invece faceva la sentinella dietro un sasso.
Dissi tra di Me”Mannaggia era bello se avevo con me la macchinetta fotografica.
Verso Mezzogiorno per il taglialegna era giunta l’ora di salire con una corda sopra il dirupo
Dove dovette svolgere il lavoro prima di quel dì. Io rimasi sotto il dirupo per udire e per captare i rumori e i frusci di quel bel posto.
Sentì la motosega e l’accetta e il rumore di un albero che sbatté a terra.
Ad un certo punto però mi estraniai da qui rumori perché vidi una volpe, che mi fece rimanere estasiata e ammaliata dalla sua bellezza.
Aveva i colori che più mi piacciono i quali sono : l’arancio, il bianco candido e un pizzico di rosso porpora.

Verso le sei salì anche io sopra il dirupo ; il taglialegna mi disse se avevo fame io risposi di si,
mangiammo e nel frattempo che avevamo il panino, tra le mani; iniziammo a fare una capanna per dormirci alla notte.
La capanna era formata da 3 tronchi e un lenzuolo enorme.
Verso le nove della sera accendemmo un fuoco per paura che i lupi ci attaccassero.
Fare un camino con i sassi all’aperto per me ha significato tanto perché io non sono mai stata con gli scout, quindi ho capito ed imparato parecchie cose.
Al giorno seguente un aeroplano verso le otto della mattina faceva il giro della montagna, per vedere se io ero lì o meno,
il taglialegna si era svegliato verso le nove ed io invece verso le undici.
Quando mi svegliai il taglialegna disse che aveva visto un aeroplano e io gli risposi perché non mi aveva avvisato.
Incominciammo così ad arrabbiarci, ad un certo punto mi prese malinconia di casa, mi misi a piangere, sapevo che zio dall’altra parte mi stava cercando. Io non mi accorgevo che quell’aereo plano stava cercando proprio me.
Quando smisi di piangere, ci incamminammo per un altro sentiero, il sentiero delle Camelie;ove si narra la storia di una donna
Passionale, che per la passione morente di suo marito, piantò al funerale tre Camelie.
Alla fine della morte di quella donna il sentiero divenne invaso dalle Camelie.
Rimasi estere fatta da quel sentiero e quel campo magnifico.
Raccolsi un po’ di quelle camelie e me le portai con me.
Dall’altra parte del bosco zio era in centrale a parlare con i poliziotti per dirgli che se c’erano novità dovevano chiamarlo assolutamente.
Noi due invece camminammo per due chilometri fino ad arrivare ad un dirupo dove sotto si trovava un grande lago.
Il lago rosso era chiamato mi spiegò il taglialegna ove in quel lago c’erano pesci rossi magnifici, dove quando si radunavano ; il lago diventava tutto colorato di rosso.
Io non ero propensa per camminare a lungo è così che decidemmo di lasciarsi l’uno e l’altro per la sua strada.
Io in quella notte non ebbi paura, perché accesi il fuoco come mi imparò il taglialegna.
Quella è stata la prima notte in qui io dormì sola, al freddo, sansa qualcuno accanto, che mi proteggesse.
La mattina seguente, mi mesi a meditare e a pregare, mi succedete che mi si apri la strada.
Le ore passate a pregare sono servite a quella cosa che tanto aspettavo, l’aprirsi della mia strada della mia vita.
M’incamminai e vedetti un ponte di legno.
Salì su quel ponte di legno anche se avevo paura di cadere perché era traballante.
Scesa dal ponte mi trovai davanti a una miniera d’argento, un minatore mi disse se volevo entrare, ma io con la mia claustrofobia non me la sentì di entrare.
Mi fece vedere l’argento che aveva sottratto dalla roccia, ma ancora non era puro perché aveva delle impurità
ancora non era stato pulito alla perfezione .
Non ero proposta a dirglielo però lo feci; gli dissi se mi poteva riportare al rifugio lui rispose va bene .
Tra me e il minatore nacque un amore platonico bastavano gli sguardi di me e di lui.
Io ero cotta di lui però non gli e l’ho mai detto; lui invece non lo so se era innamorato di me .Ma non importa questo ora riparliamo del mio grande viaggio.
Lui mi accompagnò al rifugio lo stesso giorno ed io di questo gli e ne sarò per sempre grata.
Al rifugio ritrovai MaryAnn e mi disse che mi preparò subito un brodo caldo per riscaldarmi.
Ad un certo punto al rifugio squilla il telefono e erano dei turisti che dovevano arrivare a momenti.
Passarono le cinque della sera ed arrivarono i turisti che avevano chiamato e mangiammo il brodo caldo che aveva preparato MaryAnn.
Parlai con i turisti che erano italiani e erano sette amici che venivano da parti diversi d’Italia.
Due venivano da Torino, tre da Milano e altri due erano dell’Emilia Romagna.
Gli raccontai che mi ero persa per il bosco, che avevo conosciuto tre persone meravigliose,
e che avevo paura della reazione che avrebbe avuto mio zio sul fatto di avermi rivisto.
Alla sera i turisti avevano messo su uno spettacolino per MaryAnn e anche io partecipai a questo spettacolino.
Tra chitarre, danze, recitazioni e scic ci addormentammo verso le otto della mattina.
Fu importante conoscere per me qui sette turisti come me perché anche io ero una turista.
Alla mattina dopo verso le undici ci alesammo distrutti e andammo a fare una passeggiata
Mentre eravamo in un sentiero sopra di noi passa un aeroplano, io mi sbattei, mi feci vedere, loro scesero con l’aeroplano, mi portarono in centrale, e tra un pianto e l’altro riabbracciai mio zio..
Questa è la storia di un viaggio ..

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